A. MENARINI INDUSTRIE FARMACEUTICHE RIUNITE SRL
Via Sette Santi, 1 50131 - Firenze (Firenze) Phone +39 055 56801 Fax +39 055 582771
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Everyday we put our values into action. 4 values, which have given life to Menarini and shaped its history.
Menarini is investing in advanced science and technology to develop a pipeline of new products that make a difference to the lives of patients affected by serious conditions.
MENARINI is a fully integrated privately owned pharma company with a long and successful heritage in strategic partnering across the globe. We have a profound know-how stemming from our strong R&D capabilities in key therapeutic areas, coupled with our excellence in commercial execution and our powerful direct presence on a global basis.
Our dedicated Corporate Business Development team is committed to assess and explore innovative new opportunities.
Donations of backpacks and cases for school, distribution of meals and medicines, promotion of sport, support for pregnant women and much more: being responsible for Menarini means transforming good intentions into concrete efforts. By helping others, we want to contribute to improve the world around us, starting with us.
What does it really make Menarini unique? The diversity and authenticity of our key resource - the People. Our cultural diversity helps us to drive innovation, adapt to business changes, face challenges, inspire ideas and develop our growth.
Menarini employees make all the difference, every day.
Ogni giorno mettiamo in pratica i nostri valori. 4 valori, che hanno dato vita a Menarini e ne hanno forgiato la storia.
Menarini investe continuamente nella scienza e nelle tecnologie all'avanguardia per lo sviluppo di una pipeline di nuovi prodotti che facciano la differenza nella vita dei pazienti affetti da gravi patologie.
Menarini è un’azienda privata completamente integrata con una lunga storia di collaborazioni di successo in tutto il Mondo. In Menarini abbiamo una conoscenza ed esperienza consolidata frutto della nostra capacità di Ricerca & Sviluppo nelle aree terapeutiche chiave, accompagnate da un’eccellente presenza capillare in tutto il Mondo.
Il nostro Team dedicato di Business Development è impegnato a valutare ed esplorare nuove opportunità innovative.
Dalla distribuzione di pasti e medicinali, dai kit per andare a scuola alla promozione dello sport all'aiuto per le donne in gravidanza: essere responsabili, per noi di Menarini, significa tradurre le buone intenzioni in sforzi concreti. Aiutando gli altri diamo il nostro contributo a migliorare il mondo che ci circonda, a partire da noi.
Che cosa rende davvero Menarini unica? La diversità ed autenticità del nostro valore più importante - le Persone. La nostra diversità culturale ci aiuta a guidare l'innovazione, ad adattarci ai cambiamenti di mercato, ad affrontare le sfide, ad ispirare idee e a promuovere la nostra crescita.
Chi lavora in Menarini fa la differenza, ogni giorno.
2012 - 1 - 20
Da http://staibene.libero.it/libero_zoomdettaglio_cornice.asp?id=227913
Lucia Aleotti lancia l’allarme: rischio invasione di farmaci generici indiani e cinesi
Il Vice presidente di Farmindustria chiede al Governo Monti di correggere la svista sulla liberalizzazione nelle ricette mediche che non fa risparmiare sulla spesa sanitaria ma rischia di far chiudere le fabbriche in Italia.
“Il coraggio e la tenacia del governo nello stimolare la crescita dell’economia introducendo liberalizzazioni e concorrenza in molti settori protetti è encomiabile e vanno sostenuti, ma imporre ai medici di indicare nella ricetta sia il farmaco di marca che quello generico, non serve ai cittadini, non fa risparmiare lo Stato e ha solo l’effetto di spostare lavoro dall’Italia ai paesi emergenti, dove la maggior parte dei generici viene prodotta; è dunque contro l’interesse del Paese.”
Lucia Aleotti, fresco vice presidente di Farmindustria con delega al piano industriale, nonché presidente dell’unico campione nazionale del settore, la Menarini Farmaceutici, è più amareggiata che arrabbiata “perché ci rendiamo conto che l’industria farmaceutica italiana, la seconda d’Europa, con i suoi 65 mila dipendenti, il 60% di esportazioni ed all’avanguardia per innovazione, ricerca, ed internazionalizzazione, continua ad essere penalizzata, questa volta, davvero anche inutilmente”.
Perché inutilmente?
“Perché costringere il medico a promuovere il farmaco generico – risponde Aleotti - intanto non serve a far risparmiare lo Stato. Già oggi quando viene prescritto un farmaco, il servizio sanitario nazionale rimborsa al produttore il prezzo del farmaco equivalente con il minor prezzo in commercio. Dunque meno di così lo Stato non può spendere nemmeno se il medico aggiunge la sua indicazione”.
E non è un incentivo alla concorrenza tra le imprese che va a vantaggio dei cittadini?
“Se fosse un incentivo alla concorrenza sarebbe davvero un curioso incentivo. Se l’industria del farmaco dovesse raccogliere fino in fondo la sfida della concorrenza dei paesi emergenti che in larga parte producono i farmaci generici, questo sarebbe possibile solo producendo con i costi della produzione indiana e cinese. Ma poiché non è questo che vogliamo, né per il Paese né soprattutto per la salvaguardia delle conquiste sociali e dei posti di lavoro in Italia, se le intenzioni del governo si trasformassero davvero in decisioni, significherebbe regalare, per decreto legge, lavoro alle fabbriche indiane e cinesi togliendolo alle nostre fabbriche”.
Il cittadino avrebbe almeno qualche vantaggio in termini di prezzo?
“No, per il cittadino non cambierebbe nulla, in quanto già oggi ha la possibilità di scegliere il farmaco generico meno caro perché questo gli viene per legge proposto dal farmacista in sostituzione di quanto prescritto dal medico. Proposta che può, ovviamente, accettare o meno”.
Potrebbe esserci almeno un effetto positivo sull’ammontare della spesa farmaceutica che resta una delle voci più onerose del bilancio pubblico?
“Assolutamente no, dal momento che -appunto- lo Stato paga comunque solo il corrispondente del farmaco meno costoso. E poi guardi, la voce veramente costosa è il resto della spesa sanitaria che è l’84% del totale, più che quella farmaceutica, come dimostrano le cifre. Negli ultimi dieci anni il settore farmaceutico ha fatto investimenti ingenti ed ha dato al Paese fabbriche di eccellenza che, rispetto al resto dell’industria manifatturiera, sono 3 volte più pulite grazie agli investimenti ambientali, 8 volte più innovative, quanto alla spesa in ricerca e sviluppo, 3 volte più internazionali se guardiamo alle esportazioni per addetto. Eppure, qualcuno deve spiegare ai lavoratori dipendenti, prima che a noi imprenditori, perché negli ultimi dieci anni il resto della spesa sanitaria (ricoveri, acquisti di beni e servizi, diagnostica, sprechi compresi) è cresciuta di oltre il 50% mentre la spesa pubblica legata ai farmaci si è ridotta del 5%, per giunta con prezzi medi diminuiti del 5% mentre in Europa sono cresciuti del 10%.
Come si spiega questa nuova norma, dunque?
“Onestamente non lo so. Mi sfugge soprattutto la ratio della norma che si vorrebbe introdurre nel decreto liberalizzazioni. Per di più nelle fabbriche farmaceutiche italiane lavorano 25.000 addetti diretti e 30.000 indiretti, mentre i produttori di farmaci generici occupano appena mille addetti, un numero inferiore alle sole fabbriche del farmaco in Abruzzo. Inoltre dalle nostre fabbriche esportiamo oltre il 60% delle produzioni, un bel contributo per l’economia nazionale. Ma è evidente che se ai nostri stabilimenti si toglie il 40% indirizzato al mercato interno, non possono reggere”.
Come intendete muovervi per la difesa del settore?
“Chiedendo al Governo di riflettere attentamente sulle conseguenze di una simile decisione, e mobilitando tutte le forze politiche e del lavoro attorno all’obiettivo comune di difendere e rilanciare l’occupazione e la produzione nell’interesse dell’Italia, non della Cina o dell’India”.
Costantino Bruni
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